Viaggiando verso il sud di questa nostra meravigliosa terra, immergendomi nel calore di tinte diverse, lasciandomi afferrare dall'inconsueto mi accorgo che qui si vive un tempo differente.
Mi abbandono fra le braccia della mollezza calda di un respiro barocco. Osservo la vita attorno a me e mi domando che cos'è il tempo. Provengo da un mondo dove la vita è espressa in funzione degli impegni, tutto è compresso, spinto, tirato in minuzie di tempo e in tutto questo correre davanti ad esso sfuggiamo alla vita. Giungiamo "per tempo" agli appuntamenti del quotidiano vivere perchè è necessario ottimizzare tutto e quando un imprevisto si pone tra noi e la successione degli istanti, si rompe quel meccanismo costruito con fragili ingranaggi lasciandoci interdetti nella nostra stessa frustrazione. Qui è tutto diverso le persone vivono. Vivono lasciando che il tempo scivoli loro addosso ed esso si dilata, si espande, le ore di una giornata si allargano nei loro precisi, ma soggettivi, sessanta minuti. Il camminare delle persone nel centro cittadino è accondiscendente nei confronti dei loro stessi passi, non è un trascinarsi molle e vizioso, no, è un assaporare la meta o un vagare dilettevole. Il tempo qui è fisiologico, ognuno lo affronta a suo modo perchè non è la scarna e nuda durata degli eventi, ma l'effettiva considerazione di essi. La rilassatezza che si raggiunge nel non accondiscendere ad un ritmo sincopato, l'escludere sé stessi dalle costrizioni del tempo indotto attrae la vita a noi, ci restituisce ciò che è nostro di diritto, l'unica cosa che dà senso al nostro vivere, noi, abituati a sopravvivere. La cosa che più stupisce uno sprovveduto in materia come me è che qui, le genti non sono consapevoli della loro capacità di controllare il movimento delle lancette dell'orologio, per loro è naturale come il sole che qui sorge prima la mattina e che va a riposare presto alla sera. Non è necessario disturbare Parmenide per il quale "il mutamento è una mera illusione"; Zenone che nei "paradossi" ci erudisce che il movimento è formato da istanti di immobilità; Kant che concepisce il tempo come una "forma a priori della sensibilità" o Einstein con la sua "teoria della relatività". Quando noi, genti possedute dal tempo, siamo ancora alacri nel ritardato vespro, qui, le genti dominatrici del tempo si dilettano a guardare il cielo non chiedendosi come sarà domani perchè sicuramente il domani giungerà con tanto, tanto tempo tutto per loro.
Tornerò nel mio mondo e dimenticherò temporaneamente questo morbido vivere perchè mi lascerò trascinare da quella marea di stolti che, come me, si sveglieranno una mattina con il capo canuto e si domanderanno il motivo di quel, per loro repentino e immotivato, imbiancamento.
Mi abbandono fra le braccia della mollezza calda di un respiro barocco. Osservo la vita attorno a me e mi domando che cos'è il tempo. Provengo da un mondo dove la vita è espressa in funzione degli impegni, tutto è compresso, spinto, tirato in minuzie di tempo e in tutto questo correre davanti ad esso sfuggiamo alla vita. Giungiamo "per tempo" agli appuntamenti del quotidiano vivere perchè è necessario ottimizzare tutto e quando un imprevisto si pone tra noi e la successione degli istanti, si rompe quel meccanismo costruito con fragili ingranaggi lasciandoci interdetti nella nostra stessa frustrazione. Qui è tutto diverso le persone vivono. Vivono lasciando che il tempo scivoli loro addosso ed esso si dilata, si espande, le ore di una giornata si allargano nei loro precisi, ma soggettivi, sessanta minuti. Il camminare delle persone nel centro cittadino è accondiscendente nei confronti dei loro stessi passi, non è un trascinarsi molle e vizioso, no, è un assaporare la meta o un vagare dilettevole. Il tempo qui è fisiologico, ognuno lo affronta a suo modo perchè non è la scarna e nuda durata degli eventi, ma l'effettiva considerazione di essi. La rilassatezza che si raggiunge nel non accondiscendere ad un ritmo sincopato, l'escludere sé stessi dalle costrizioni del tempo indotto attrae la vita a noi, ci restituisce ciò che è nostro di diritto, l'unica cosa che dà senso al nostro vivere, noi, abituati a sopravvivere. La cosa che più stupisce uno sprovveduto in materia come me è che qui, le genti non sono consapevoli della loro capacità di controllare il movimento delle lancette dell'orologio, per loro è naturale come il sole che qui sorge prima la mattina e che va a riposare presto alla sera. Non è necessario disturbare Parmenide per il quale "il mutamento è una mera illusione"; Zenone che nei "paradossi" ci erudisce che il movimento è formato da istanti di immobilità; Kant che concepisce il tempo come una "forma a priori della sensibilità" o Einstein con la sua "teoria della relatività". Quando noi, genti possedute dal tempo, siamo ancora alacri nel ritardato vespro, qui, le genti dominatrici del tempo si dilettano a guardare il cielo non chiedendosi come sarà domani perchè sicuramente il domani giungerà con tanto, tanto tempo tutto per loro.
Tornerò nel mio mondo e dimenticherò temporaneamente questo morbido vivere perchè mi lascerò trascinare da quella marea di stolti che, come me, si sveglieranno una mattina con il capo canuto e si domanderanno il motivo di quel, per loro repentino e immotivato, imbiancamento.
1 commento:
Parole bellissime per descrivere quelle sensazioni...
Sono senza parole.
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