Questo è un blog politico, ma non un sito di partito.
E' uno spazio di idee. Il mio.

Un modo per raccontarmi e un modo per ascoltare.
Un laboratorio per nuove sintesi, un'occasione di verifica continua..

24 dicembre 2008

Auguri di Buon Natale e un pensiero all'Europa...

E' la prima volta che ho l'opportunità di utilizzare un blog per fare gli auguri di Natale... Ho sempre pensato che alcuni sentimenti meritino una dimensione privata per essere percepiti autentici... Ma voglio provare ad affidare a queste pagine un nuovo modo di augurare buon Natale a tutti gli avventori di questo blog, amici cari e conoscenti, fedeli lettori e visitatori accidentali, interessati o semplici curiosi...
Proprio in questi giorni ho avuto modo di recuperare dei vecchi appunti è rileggendoli è nato un ragionamento sul significato del Santo Natale, fra tradizione e comune momento spirituale, alcune considerazioni sui valori non negoziabili nella società moderna, con un inevitabile riferimento al rapporto tra Europa, Fede e Ragione, che vi propongo in sintesi....
Questo Natale offre infatti l'occasione di aprire una riflessione sulla deriva relativista della società moderna, alla ricerca di punti di riferimento imprescindibili.
Al centro del ragionamento dobbiamo porre, per il nostro continente, delle fondamenta culturali certe e riconosciute. Fondamenta che non possono non essere che la religione cristiana, il diritto romano e la filosofia greca. Capisaldi alla base dell’evoluzione culturale dell’Europa e della genesi dei suoi valori tradizionali.
Il legame tra Fede e Ragione, fra cultura europea e religione cristiana, è inscindibile e deve tornare ad essere un punto di riferimento per una società in crisi valoriale e di identità. L’occidente deve la sua stessa natura a questo legame. Punto di riferimento fondamentale per un’'Europa che si ritrova a dover fronteggiare situazioni e fenomeni inediti quali il relativismo, il secolarismo, l'edonismo, il nichilismo, l'individualismo, e il diffuso benessere che anestetizza l'uomo. Risposte per un popolo che, dimenticando la propria identità e le proprie tradizioni, sta svanendo nel nulla.
In un contesto geopolitico così difficile, ritengo fondamentale che l’Europa e l’occidente rifondino le loro certezze proprio sui valori della propria storia. L'Europa deve recuperare la propria anima. Non può fondarsi solo sulla moneta unica rimanendo un’espressione geografico-mercantile, poiché la sua vera ricchezza sono le persone. Si auspica un nuovo umanesimo che riponga al centro l'uomo.
L'Europa, oggi attraversata da un vuoto abissale, ha perduto i suoi valori e con essi la sua identità. L'Europa ha maturato nei secoli un particolare senso di rispetto della vita, dall'alba al tramonto.
Oggi però pornografia, pedofilia, embrioni inceneriti, eutanasia, ecc. stanno negando i valori che la contraddistinguevano. L’identità europea nasce dalla famiglia, oggi snaturata ed equiparata alle varie forme di convivenza. È il primo valore da recuperare per arginare e risanare la corruzione dilagante.
“Vivere è costruire la speranza, condizione fondamentale per guardare al futuro, è la virtù dei tempi difficili”. È tempo di rimettere l'uomo al centro, è tempo di divenire una presenza costruttiva nella società.

Buon Natale...

18 dicembre 2008

In viaggio... Ragionando sul senso del tempo.

Viaggiando verso il sud di questa nostra meravigliosa terra, immergendomi nel calore di tinte diverse, lasciandomi afferrare dall'inconsueto mi accorgo che qui si vive un tempo differente.
Mi abbandono fra le braccia della mollezza calda di un respiro barocco. Osservo la vita attorno a me e mi domando che cos'è il tempo. Provengo da un mondo dove la vita è espressa in funzione degli impegni, tutto è compresso, spinto, tirato in minuzie di tempo e in tutto questo correre davanti ad esso sfuggiamo alla vita. Giungiamo "per tempo" agli appuntamenti del quotidiano vivere perchè è necessario ottimizzare tutto e quando un imprevisto si pone tra noi e la successione degli istanti, si rompe quel meccanismo costruito con fragili ingranaggi lasciandoci interdetti nella nostra stessa frustrazione. Qui è tutto diverso le persone vivono. Vivono lasciando che il tempo scivoli loro addosso ed esso si dilata, si espande, le ore di una giornata si allargano nei loro precisi, ma soggettivi, sessanta minuti. Il camminare delle persone nel centro cittadino è accondiscendente nei confronti dei loro stessi passi, non è un trascinarsi molle e vizioso, no, è un assaporare la meta o un vagare dilettevole. Il tempo qui è fisiologico, ognuno lo affronta a suo modo perchè non è la scarna e nuda durata degli eventi, ma l'effettiva considerazione di essi. La rilassatezza che si raggiunge nel non accondiscendere ad un ritmo sincopato, l'escludere sé stessi dalle costrizioni del tempo indotto attrae la vita a noi, ci restituisce ciò che è nostro di diritto, l'unica cosa che dà senso al nostro vivere, noi, abituati a sopravvivere. La cosa che più stupisce uno sprovveduto in materia come me è che qui, le genti non sono consapevoli della loro capacità di controllare il movimento delle lancette dell'orologio, per loro è naturale come il sole che qui sorge prima la mattina e che va a riposare presto alla sera. Non è necessario disturbare Parmenide per il quale "il mutamento è una mera illusione"; Zenone che nei "paradossi" ci erudisce che il movimento è formato da istanti di immobilità; Kant che concepisce il tempo come una "forma a priori della sensibilità" o Einstein con la sua "teoria della relatività". Quando noi, genti possedute dal tempo, siamo ancora alacri nel ritardato vespro, qui, le genti dominatrici del tempo si dilettano a guardare il cielo non chiedendosi come sarà domani perchè sicuramente il domani giungerà con tanto, tanto tempo tutto per loro.

Tornerò nel mio mondo e dimenticherò temporaneamente questo morbido vivere perchè mi lascerò trascinare da quella marea di stolti che, come me, si sveglieranno una mattina con il capo canuto e si domanderanno il motivo di quel, per loro repentino e immotivato, imbiancamento.