Questo è un blog politico, ma non un sito di partito.
E' uno spazio di idee. Il mio.

Un modo per raccontarmi e un modo per ascoltare.
Un laboratorio per nuove sintesi, un'occasione di verifica continua..

30 marzo 2009

Futurismo...

"I più anziani fra noi hanno trent'anni: eppure noi abbiamo gia' sperperati tesori, mille tesori di forza, di amore, d'audacia, d'astuzia e di rude volontà ; li abbiamo gettati via impazientemente, in furia, senza contare, senza mai esitare, senza riposarci mai, a perdifiato...Guardateci ! Non siamo ancora spossati ! I nostri cuori non sentono alcuna stanchezza poichè sono nutriti di fuoco , di odio e di velocità !...ve ne stupite ?...E' logico poiche' voi non vi ricordate nemmeno di aver vissuto ! Ritti sulla cima del mondo, noi scagliamo una volta ancora, la nostra sfida alle stelle !

Ci opponete delle obiezioni ?...Basta!...Basta! Le conosciamo...abbiamo capito!...La nostra bella e mendace intelligenza ci afferma che noi siamo il riassunto e il prolungamento degli avi nostri. Forse !...Sia pure ! ..ma che importa ?..Non vogliamo intendere!...Guai a chi ci ripetera' queste parole infami!...alzate la testa !

Ritti sulla cima del mondo, noi scagliamo, una volta ancora, la nostra sfida alle stelle!"

14 marzo 2009

Italia 2009 quali speranze per i GIOVANI?

In Italia si può essere "apprendisti" fino a trent'anni; appartengono ai "giovani" industriali persone di quarant'anni; sono troppo "giovani" per far parte di élites accademiche studiosi di cinquant'anni; si chiamano "ragazzo" o "ragazza" persone di età matura. Ma nella realtà demografica i giovani sono diventati pochi: compiono oggi vent'anni meno di 600.000 giovani, ma erano 900.000 nel 1990. Pur essendo molti di meno, i giovani italiani percorrono assai più lentamente che in passato - e rispetto ai coetanei europei - le tappe che portano all'autonomia dell'età adulta. Completano gli studi, entrano nel mondo del lavoro, mettono su casa, formano la loro famiglia assai più tardi di prima. Pur vivendo bene, in larga misura grazie alle risorse dei genitori, contano poco nella società, nelle professioni, nella politica, nella ricerca, nelle imprese. Con pochi giovani, scarsamente valorizzati, il nostro paese appare stanco e incapace di slancio, e non all'altezza di uno scenario globale che non fa più sconti a nessuno. Eppure le soluzioni possibili non mancherebbero, intervenendo sul sistema educativo, sul mercato del lavoro, sulla previdenza e - in generale - attuando politiche capaci di smontare la sindrome del ritardo che attanaglia le nuove generazioni.

Prima della partenza per una importante e rischiosa spedizione militare, Alessandro Magno si informò sulla situazione dei suoi amici e distribuì loro una fattoria a questo, a quello un villaggio, a quell’altro le rendite di un borgo o di un porto. E quando già il complesso di tutti i beni regali era stato esaurito e assegnato, Perdicca gli disse: “ma a te, o Re, cosa riservi?”. Ed egli rispose: “la speranza”.

Per cambiare l’Italia, la nostra generazione deve abbandonare la ricerca spasmodica e frustrante delle certezze perdute. La strada è un’altra. Dobbiamo avere “la capacità di credere in ciò che ancora non si vede”, facendo nostro il messaggio chiave che Barack Obama ha proposto ad un’America confusa e sfiduciata.
Dobbiamo avere il coraggio di trasmettere all’intera società italiana e alle sue classi dirigenti i nostri valori, gli unici che potranno consentirci di interpretare il nuovo secolo.
-Il rischio, come leva prima dello sviluppo e dell’innovazione.
-Il nomadismo, come capacità inesausta di scoprire le capacità del mondo.
-Il pragmatismo, come rifiuto delle verità pre-confezionate.
-La trasversalità, come ricerca del confronto con l’altro.
-La flessibilità, come strumento per la crescita continua e per la ricerca della felicità individuale e collettiva.