Questo è un blog politico, ma non un sito di partito.
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21 settembre 2009

Giovani e politica. Ricostruire il dialogo attraverso i nuovi media

La politica ha una funzione fondamentale: costruire la fiducia, indicare la strada che ci porti verso il futuro, tenere accesa la speranza e dare soluzioni solide. Per farlo deve stare sempre a contatto con le persone, la loro vita e i loro problemi, deve parlare il linguaggio della gente.
Sempre più persone sono lontane dalla politica, disinteressate; spesso, come ha rivelato una ricerca di Mannheimer diffusa qualche mese fa, ne sono addirittura disgustate. L’aspetto più preoccupante e grave di questo fenomeno è il crescente numero dei giovani che guarda il mondo politico come una cosa con la quale non sporcarsi. Troppe promesse non mantenute da parte dei politici e i ragazzi oggi ne stanno facendo le spese: precariato, una politica giovanile praticamente inesistente, anni di scandali e corruzioni hanno creato un corto circuito in cui il passaggio di energia si è interrotto. L’incertezza del futuro ha così condotto le nuove generazioni ad un pessimismo tale, che, di fatto, si traduce in una rinuncia anticipata all’impegno, un’apatia verso la propria crescita, i propri desideri, “perché tanto non c’è speranza” in un mondo che comunque sembra non attenderli.
Ed è da qui che bisogna ricominciare: la società ha un bisogno vitale dei giovani, delle loro idee, della loro forza. E’ necessario che venga riconsegnata loro una visione positiva della vita, ideali e valori in cui credere, risposte concrete ed esempi a cui far riferimento… Abbiamo già parlato di questa frattura dalle pagine di Terre. Ma questo mese voglio concentrare la mia attenzione sulla strategia comuncativa per ripristinare il dialogo fra le nuove generazioni e i rappresentanti della politica. Questa distanza tra giovani e politica dipende infatti anche dal fatto che “il sistema” non parla più il loro linguaggio. I giovani oggi comunicano attraverso messaggi brevi, chiari, sintetici, precisi. Utilizzano email, sms e videomessaggi. Si informano su google, si danno appuntamento con messenger, si confidano nelle chat line, usano i blog per esprimersi, criticare, sostenere, analizzare. Invece, nell’era di internet, la politica si trova ancora all’epoca dell’aratro e – tranne rare eccezioni - continua a parlare un linguaggio distante anni luce da loro: quel politichese che nessuno usa più all’infuori di una ristretta cerchia di professionisti e burocrati. Se i giovani non ci capiscono la colpa non è loro. La colpa è nostra. Io sono convinto che la politica abbia disperatamente bisogno dell’entusiasmo e della freschezza dei giovani. Se i giovani tornano alla politica ci guadagniamo tutti, ci guadagna il Paese. Ma tocca ai politici farsi capire. Cambiare linguaggio, fare il primo passo. Per questo, un buon politico non può rinunciare ad utilizzare internet e la rete come strumento per avvicinare e coinvolgere alla militanza politica. Un utilizzo della rete “in grande”, all’americana, che mi ha davvero colpito per l’incisività e la capillarità è stato quello fatto dallo staff elettorale di Barack Obama, nuovo presidente USA. Nella sezione “issues” del suo sito c’era il suo programma, punto per punto, messo a confronto con il rivale McCain, ed ognuno di noi poteva andare a leggerlo. Internet è stato per loro un formidabile strumento di diffusione, conoscenza e organizzazione dei militanti e dei volontari: è l’immediatezza dell’informazione. Il fatto stesso che in rete ci si possa informare senza censure, si possa comunicare in modo diretto, si possano progettare incontri e manifestazioni, collaborare con altre persone su scala locale e internazionale è questo che rende internet potente. La sua efficacia è tanto potente che la rete stessa è usata – purtroppo con successo – anche da criminali senza scrupoli, da pedofili che cercano di incontrare e sedurre con l’inganno giovanissimi inconsapevoli; malati di mente che convincono le ragazze più suggestionabili a diventare anoressiche; terroristi che reclutano kamikaze, pianificano attentati. Oggi, senza la rete globale, questi criminali non sarebbero neppure in grado di organizzarsi e di agire con tanto successo. I politici hanno il dovere di conoscere e utilizzare questi nuovi strumenti per operare a fin di bene, promuovere campagne di sensibilizzazione, diffondere i valori positivi della democrazia e coinvolgere i nostri ragazzi in un’attività, la politica, che, anche se oggi si svolge con mezzi molto diversi dal passato, ha sempre lo stesso nobile scopo che aveva già nell’antica Grecia: fare in modo che sempre più persone si occupino della “cosa comune”, la “res pubblica”, e che un numero sempre maggiore di noi possa godere delle libertà e dei diritti che ancora oggi non sono per tutti. Grazie ad internet e ad una nuova ed inedita possibilità di dialogo e di confronto, i politici e i giovani cittadini hanno la possibilità di comunicare, di collaborare, di allearsi per risolvere i problemi veri del Paese e delle persone. Questo è l’uso che ho sempre fatto della rete, considerandola un mezzo e non un fine; perché anche questo è un modo per riavvicinare i giovani alla politica e per dare ai politici una nuova opportunità di dimostrare che insieme si può cambiare.